CITTA' SENZA AUTO


2019: Oslo, la prima città car free

Oslo ha deciso che, entro il 2019, cioè fra meno di tre anni, non circoleranno più automobili nel centro della città. Per fare questo saranno potenziati i trasporti pubblici e la rete di piste ciclabili. La scelta dell’amministrazione del capoluogo norvegese non è dettata da furori ecologisti e da idee “green” radicali, ma da un pensiero razionale che diventa azione politica.

– auto= + soldi + qualità della vita + salute

Si tratta di buon senso: una volta  acquisite le prove scientifiche che una città con meno automobili non solo è una città meno inquinata, ma è una città dove muoversi costa molto meno, la salute dei cittadini migliora sensibilmente, gli spostamenti sono più veloci, il commercio rifiorisce, la qualità della vita aumenta vertiginosamente, con una importante ricaduta sul turismo, basta trarne le necessarie conseguenze.

Non rivoluzione, ma evoluzione

E’ un po’ come per la lavatrice: se esiste un’alternativa accessibile ed economica al lavaggio a mano, tutti cominceranno prima o poi ad usare la lavatrice. I più furbi cominceranno prima. Tutto questo si chiama, semplicemente, progresso.

Cosa succederà, in breve, a Oslo

Il divieto riguarderà tutti i mezzi a motore, anche elettrici (che in quella città rappresentano almeno il 25% del parco macchine), e sarà applicato, prima che con le sanzioni, predisponendo il necessario per rendere impossibile l’uso dell’auto in centro. Come? Rimuovendo i parcheggi, e mettendo chi deve spostarsi nelle condizioni di farlo comunque agevolmente (più agevolmente di prima), con un forte potenziamento del numero di tram e bus, e con 60 km in più di piste ciclabili.

Una città felice

Cosa si aspettano i norvegesi da questa rivoluzione? Liberare le strade dalle auto restituirà grandi spazi ai cittadini per vivere in una città infinitamente più bella e piacevole: al posto di parcheggi lungo la strada i cittadini di Oslo vedranno aree ricreative, panchine, alberi, tavoli di ristoranti e di bar (non piacerebbe anche a voi???)
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Si prevede una diminuzione del 50% delle emissioni di CO2, un forte incremento di fatturato degli esercizi commerciali e un aumento considerevole del flusso turistico in città. Diminuiranno i costi che la collettività (cioè di chi paga le tasse) sopporta per la salute pubblica, il costo di manutenzione delle strade, il costo legato ai rallentamenti del traffico e aumenteranno i flussi di denaro per l’incremento dei fatturati commerciali e per la crescita dei flussi turistici. Così, nonostante gli investimenti di potenziamento dei trasporti pubblici e della rete di piste ciclabili, il bilancio sarà in attivo. In altre parole la città sarà molto più bella, e anche molto più ricca.

Il ruolo della e-bike

Ma la bicicletta, che di questa svolta sarà la protagonista è davvero un mezzo di trasporto adatto a tutti, e in tutte le circostanze? Forse no: su percorsi che prevedono salite, o per le persone anziane, la pedalata muscolare diventa un ostacolo all’uso delle due ruote come mezzo di locomozione. E allora la pubblica amministrazione di Oslo ha pensato a un programma di incentivi per l’acquisto di una bici elettrica, che è già considerata dagli esperti urbanisti della Mobilità la vera alternativa all’automobile.
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E in Italia?

Ma se Oslo, prove alla mano, decide di bandire le auto dal centro per una città più sana, più bella, più ricca, più veloce, come è possibile che nelle nostre grandi città non riusciamo neanche ad eliminare la piaga dei parcheggi abusivi tollerati, delle doppie file (e potrei star qui a elencare per altre venti pagine?). “Perché poi il cittadino si arrabbia”. Ma siamo davvero certi che un cittadino non capirebbe molto presto i vantaggi di un approccio diverso alla mobilità se glieli si spiega, e soprattutto se glieli si fa provare, magari iniziando con delle sperimentazioni in alcune strade? E siamo certi che un’amministrazione che “non vuol fare arrabbiare il cittadino” faccia il bene del cittadino e sopratutto faccia bene il suo mestiere?
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Noi speriamo che le nuove amministrazioni comunali insediate da poco nelle grandi città si facciano questa domanda. E speriamo che i rispettivi assessori alla mobilità vadano in vacanza (pagata dal Comune, e messa alla voce “formazione”) a Oslo, a Helsinki, a Copenaghen, a Berlino, ad Amsterdam. Anche se sarebbe sufficiente andare a farsi un giro a Ferrara o a Reggio Emilia…

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